9.11.12

Nagron. Agron x Nasir - Spartacus (II stagione)





On your lips.




Il passato non si può ricreare. Puoi fare finta.
Puoi illuderti, ma ciò che è finito non torna.
▪ [ Chuck Palanhiuk ]




Il sole calava all’orizzonte, mentre loro già erano stesi a fissare la luce scomparire sotto la terra.

Gambe avvinghiate, dita intrecciate, baci rubati di tanto in tanto al tempo che lentamente li stava portando al sonno.
Quella senza dubbio piacevole routine, che da qualche tempo, solevano condurre assieme era ogni volta davvero spossante, ma in qualche modo riusciva a farli sentire una cosa sola.

Il respiro dolce e delicato del suo Nasir, ritmico e piacevole, lo rilassava.
Le palpebre di Agron già erano pesanti, le braccia dolevano ancora per la giornata appena passata brandendo la spada contro nemici ringhianti d’odio. Le ferite, seppur dolenti, non gli avevano negato la notte di passione carnale appena passata.
Si sentiva bene, poteva dirlo.

I capelli corvini e profumati di Nasir gli solleticavano la spalla, tenendolo labilmente sveglio, ma la mano del ragazzo che gli carezzava il ventre muscoloso lo lasciavano in quel limbo di assopimento, facendogli perdere, in qualche modo, il senno.

Non si rese neanche conto che l’altro era sveglio, con lo sguardo puntato su di lui invece che sui toni aranciati del sole che si nascondeva. Lo sguardo era perso in qualcosa di più grande e fascinoso, qualcosa che era riuscito a rapirgli il cuore in un rapporto che mai si sarebbe immaginato.

Le loro carezze non erano quasi mai troppo dolci, anzi sconfinavano sempre in qualcosa che aveva del selvaggio. Una passione carnale voluta.
Uno strusciarsi di corpi possenti.



* * *
Anche stavolta tutto era nato da un semplice gioco di sguardi, un’irriverente bramosia saggiata solo attraverso gli occhi, non con le parole. Un bisogno di sentirsi completi, l’uno nell’altro. Senza troppe pretese, si erano ancora una volta riabbracciati, dopo un casto bacio, rintanandosi come due lupi nella loro tana.

Lì.
Lì avevano dato sfogo ai loro bisogni.
«Ti voglio.» una semplice premessa da parte di Nasir prima di affondare il viso nel collo del più grande. Agron sorrise, a quella rivelazione così poco evidente nel bassoventre dell’altro, rivelando le fossette sulle guance, e quei denti perfetti che ricordavano il ringhio di una tigre.

Un sorriso diabolico, un ghigno seducente.
Quello che riusciva a far perdere la testa al moro.
Nasir lo aiutò subito a svestirsi, ammirando ben presto il corpo perfetto di Agron, il suo Agron.

Quando sentì Nasir stuzzicargli la virilità, lo spinse addosso al muro, rimanendo attaccato alle sue labbra, mordendole e saggiandole in tutti i modi possibili.
Il moro se la rideva, rideva della ferocia con cui Agron l’assaliva ogni volta.
* * *




“Devo forse intendere d’essere riuscito a sottomettere un valoroso gladiatore?” gli aveva detto una volta beffandosi di lui davanti allo stesso Spartacus, ed ora ogni qual volta ridesse sulle sue labbra gli faceva tornare alla mente questa sua irriverente convinzione.
Per certo sapeva di quanto avesse ragione, ma non aveva senso dargliela per vinta. No, ogni volta era una lotta.
Una lotta di baci, morsi e strusciamenti.
Una lotta che amavano fare, spesso fino alle prime luci dell’alba, ma stavolta l’attesa era stata troppa, ed attendere fino sera era qualcosa di puramente impossibile.





* * *
Con un ringhio sommesso, Agron rispose alle carezze di Nasir ed istintivamente fece scendere le mani possenti dalle spalle ai fianchi dell’altro, per poi farle scivolare dietro la sua schiena arcuata per posarle sui glutei prima di stringerli quel tanto che bastava per farlo gemere.

Lo attirò ancor più a sé, facendolo avvinghiare con le gambe attorno alla propria vita possente e di gran lunga più larga e muscolosa di quella di Nasir.

Fu un battito di ciglia, fu come sferrare un colpo di spada. In un attimo Agron fu stretto dentro Nasir che per la sorpresa si lasciò scappare un gemito, forse troppo forte. Questa volta era Agron a ridere della sua reazione, prima di prendere a spingere dentro di lui.

…Ma forse un modo per stuzzicarlo ancora c’era…

Prese a muoversi, sì, ma lo fece con una lentezza non sua, una lentezza che non faceva parte del suo solito lato animale.
E di questo Nasir se ne accorse subito, cambiando espressione in volto.
Le sopracciglia aggrottate, e le labbra distorte in una smorfia di confusione mentre Agron se la rideva, tentando di controllare la voglia di affondargli dentro brutalmente.

Non servirono parole a Nasir per capire. Capì da sé.
Prima di assecondarlo, gli rivolse uno sguardo di rimprovero come per dire “Sei sempre il solito…”.
Sì perché ormai era sempre così, da quella volta che glie lo aveva detto in faccia, ora Agron faceva di tutto pur di sembrare, anche solo agli occhi suoi, quello che comandava.
Nasir, allora, prese a spingere di sua sponte per farlo cedere. Mai avrebbe acconsentito così palesemente ai suoi capricci, sapeva essere testardo anche lui.
Per questo gli bastò carezzarlo sul petto per poi circondargli il collo con le braccia prima di prendere a baciarlo appassionatamente.
Anche se Agron era irremovibile dalle sue decisioni, non era certo fatto di ghiaccio che riuscisse a sopportare simili carezze da parte del suo uomo, ed i pugni stretti sul muro ne erano la prova. Nasir se n’era accorto eccome, doveva solo farlo cedere.
Il lieve ghigno era ancora lì, sulle labbra di Agron.

Nasir guardò Agron in attesa di una risposta, ma il momento in cui sembrava andare avanti per sempre e si sentiva come se avesse potuto perdersi per sempre in quelle pozze verdi luccicanti.

Man mano che i movimenti di Nasir si facevano più spinti e profondi, Agron si ritrovò a seguirli, se prima quasi impercettibilmente, ora con forza e determinazione ad averlo fino in fondo. Le spinte si susseguivano ed i loro respiri ormai erano uno solo.

L’unico suono che aleggiava in tutta la stanza erano i loro ansimi soffocati in quei baci selvaggi. Più di una volta era capitato d’essere scoperti da Spartacus o da qualcun altro, e di essere interrotti non ne avevano proprio voglia.
Come sempre Agron venne con un’ultima forte spinta, mordendo il collo di Nasir. Subito le gambe gli cedettero. Si portò dietro anche il suo amante, facendolo stendere tra le sue braccia, permettendogli di posare il volto nell’incavo del suo collo mentre portava al culmine l’asta del moro. Nasir continuava ad ansimare, fino a quando non venne nella grossa mano di Agron, affondando il proprio volto nella pelle di quest’ultimo.
Come al solito le sue guance si tingevano di rosso, come fosse una verginella alle prime armi, e questa parte timida ed umile di Nasir era ciò che faceva sciogliere il cuore ad Agron.
* * *






Per questo ora si trovava a contemplare cosa era successo, con un Nasir che lo cullava, a lui che era uno dei più valorosi uomini. Poteva ammetterlo, sì: un semplice uomo più debole di lui, era riuscito a sottomettere –o meglio, conquistare –un gladiatore, un uomo che non si inginocchia neanche davanti al proprio nemico se non per attendere la morte.



La vita è labile, la guerra crudele e l’amore era l’unica cosa in cui riuscivano contrastare la difficoltà del vivere all’ombra delle battaglie, lottare con i denti per tornare l’uno dall’altro, tornare per abbracciarsi di nuovo, tornare per sentirsi di nuovo una cosa sola prima di doversi separare di nuovo, e forse per sempre.













N.d.A: Spero di non aver scritto un'enorme schifezza.. Fatemi sapere cosa ne pensate. 

4 commenti:

  1. E' bellissima complimenti!! Se non l'hai già fatto dovresti pubblicare anche su efp ;)

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  2. Ops, madornale errore XP ho appena letto ciò che hai scritto XD ti seguirò certamente su efp!!

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  3. Ebbene si, sono sempre io con la mia TERZA figuraccia...ti seguo già su efp XD

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  4. Complimenti, è tutto scritto così bene.

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